Teatro

Speciale NTFI 2014: De Fusco, "Il mio Čechov, mediterraneo e contemporaneo"

Speciale NTFI 2014: De Fusco, "Il mio Čechov, mediterraneo e contemporaneo"

L'edizione 2014 del Napoli Teatro Festival Italia si presenta con una struttura che si sviluppa lungo tre linee ben definite: una maggiore internazionalizzazione della rassegna, il riconoscimento della qualità del teatro nazionale ed infine lo sguardo alla realtà regionale. Ma prima dei risultati artistici, durante la conferenza stampa di presentazione alla Camera di Commercio di Napoli (la seconda dopo quella romana), si è posto l'accento sulla ricaduta che la rassegna ha registrato nel mondo del lavoro: fra tutte, la creazione di numerose figure professionali tra i giovani, anche grazie agli accordi con l’Università Suor Orsola Benincasa e l’Accademia di belle arti in materia di scenografia e costumi, che ha visto la partecipazione attiva di numerosi studenti.

La grande partecipazione del pubblico, inoltre, sta facendo registrare dati molto incoraggianti per la riuscita della manifestazione: oltre il 70% dei biglietti è stato già acquistato in prevendita, con un picco di sold out per gli spettacoli della Vertigo Dance Company, con la quale si prevede perciò di organizzare una recita straordinaria in notturna, e si è deciso di aprire ai fan la prova generale di Reshimo (da martedì 27 maggio comincerà la vendita alla biglietteria centrale).

Insomma, il Festival è vivo e continua a guardare anche al futuro, per il quale è stato anticipato che si penserà ancora a nuove location, suggestive come il Rione Terra e Castel Sant’Elmo.

E fra i temi principali di questa edizione, spicca senza dubbio il Focus dedicato all'opera di Anton Čechov, con sei appuntamenti: il primo di questi sarà Il giardino dei ciliegi, pronto al debutto di domenica 8 giugno al teatro Mercadante, e proprio dietro le quinte di questo spettacolo ci siamo soffermati con il Direttore artistico del NTFI, Luca De Fusco, che ne cura anche la regia.

Cominciamo dalla scelta de “Il giardino dei ciliegi”: perché proprio questa, fra le tante possibilità offerte dall'opera di Čechov?

“Ho sempre ritenuto Il giardino dei ciliegi il capolavoro di Čechov, opinione del resto largamente condivisa, ed anche il suo testo più contemporaneo, perché quasi privo di una trama eppure pregno di emozioni, sempre in bilico tra il riso e il pianto. In Čechov vedo una mediterraneità latente, in questa umanità indolente che sembra galleggiare tra frivolezza e disperazione c’è qualcosa di nostro, di partenopeo. Discutendo con Andrey Konchalovskiy (NdR: regista di “Zio Vanja” e “Tre sorelle” nel focus su Čechov del NTFI 2014), siamo arrivati alla conclusione che entrambe le nazioni, italiana -soprattutto meridionale- e russa, non abbiano conosciuto il ‘900 e siano passate direttamente dall’800 alla post-modernità, saltando la rivoluzione industriale.”

“Il giardino dei ciliegi” dunque non è riambientato a Napoli, ma solo avvicinato alla realtà partenopea?

“L’ambientazione è astratta, ma dal sapore mediterraneo: non ci sarà una cartolina del Vesuvio ma piuttosto una suggestione, un suggerimento di tale legame. E d’altronde, c’è un vago retrogusto di napoletano nell’inflessione di alcuni personaggi, che varia naturalmente in base alla classe sociale di appartenenza.”

La danza è un elemento importante ne “Il giardino dei ciliegi”; come è stata elaborata nel suo pensiero dell’opera?

“Amo molto la danza, e ne Il giardino dei ciliegi essa non è un pretesto, bensì parte integrante del testo: Ljuba decide di dare un ballo per stemperare la tensione nell’attesa dell’esito dell’asta con cui il giardino viene messo in vendita. C’è tutta l’incoerenza di un personaggio e di una società, che ormai sul lastrico, attende un esito positivo da una disfatta certa. Anche in questo vedo una grande vicinanza con il popolo partenopeo. Con l’alleanza ormai consolidata con la Vertigo Dance Company ed il musicista Ran Bagno, abbiamo rappresentato questo ballo, e grazie alla coreografa Noa Wertheim abbiamo cercato di far emergere l’animo più profondo dei protagonisti, scavando sempre più a fondo nelle numerose stratificazioni dei personaggi Čechoviani.”

Con riguardo al cast, come considera in generale l’idea di utilizzare una compagnia stabile: possibile, o persino auspicabile?

“Considero le mie compagnie degli organici stabili: come in Veneto, anche a Napoli ne sto formando uno. Non sono solito fare cast, come i registi cinematografici, e ritengo che il teatro possa vivere di compagnie stabili, ne esistono illustri esempi in Italia. Considero la compagnia come un gruppo, una squadra in funzione della quale costruire il lavoro su un testo e dalla quale partire per costruire due organici differenti, uno per il Teatro Mercadante e l’altro per il San Ferdinando.”

Da un focus all’altro: qual è il rapporto tra i due filoni scelti per questa edizione del NTFI, Čechov e l’infanzia, apparentemente così lontani?

“I due focus rappresentano, da un lato, l’ottimismo, nel filone dell’infanzia, e la malinconia, legata principalmente a Čechov. Una manifestazione così importante, in una città difficile come Napoli, racchiude in sé proprio questo contrasto e, ancora, se in Čechov si parla di un mondo che muore, l’infanzia rappresenta uno sguardo al futuro, una nascita (uno degli spettacoli ha come tema centrale proprio la gravidanza). Attenzione, però: il focus sull’infanzia non implica solo spettacoli per bambini, pur presenti, ma anche opere come “Die Geschichte Von Kaspar Hauser” di Hermanis, una delle più suggestive e misteriose dell’intera edizione 2014...”